Il Sole 24 OreCovid, i costi della pandemia sono senza precedenti
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La pandemia di Covid-19, entrata a inizio 2020 nella sua fase più tragica con i lockdown, la prima ondata di contagi a livello mondiale e le decine di migliaia di vittime, ha progressivamente allentato la morsa, ma non si è mai esaurita, come dimostra il fatto che, proprio in questi giorni, si parla di una nuova ondata di contagi, la quarta, e di nuove possibili misure restrittive in vari Paesi europei, Italia compresa. L’emergenza sanitaria ha avuto ricadute devastanti sull’economia mondiale, che nel 2021 sta rimbalzando, ma in modo disomogeneo e senza riuscire a recuperare pienamente i livelli pre-pandemia. E i costi cumulativi a livello globale sono senza precedenti.
Il costo economico della pandemia è incalcolabile: non è infatti sufficiente valutare il crollo del Pil mondiale e la sua risalita, ma bisogna tenere conto di una serie molto eterogena di fattori, dal calo di produttività e posti di lavoro alla perdita di vita umane, a cui è assai arduo assegnare un valore economico. È però possibile fare delle stime. Un punto di partenza è il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui il Pil globale nel 2020 è calato del 3,1%, quello delle economie avanzate del 4,5%, quello degli Stati Uniti del 3,4% e quello dell’Eurozona del 6,3%, una battuta d’arresto paragonabile solo a quella vista durante la Depressione e nelle due Guerre Mondiali. Nonostante il rimbalzo atteso quest’anno e il prossimo (il Pil mondiale dovrebbe salire del 5,9% nel 2021 e del 4,9% nel 2022, quello delle economie avanzate rispettivamente del 5,2% e del 4,5% e quello dell’Eurozona del 5% e del 4,3%), il costo della pandemia è esorbitante, tanto più se si considera che il ribasso non va considerato rispetto al punto in cui l’economia si trovava prima della pandemia, ma rispetto al livello in cui sarebbe stata se il virus non ci fosse stato. La Unctad, la conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, parla di un “prezzo” totale di circa 10.000 miliardi di dollari, se non addirittura 16.000, tra il 2020 e il 2021.
Stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, la pandemia, ad oggi, ha provocato circa 257 milioni di contagi a livello globale e 5,1 milioni di vittime, di cui oltre 1,5 milioni in Europa e più di 2,3 milioni in Nord e Sud America (per fare un paragone, l’epidemia di influenza spagnola del 1918 aveva provocato poco meno di 676.000 vittime). Le dosi di vaccino finora somministrate a livello globale sono circa 7,4 miliardi. Dall’inizio della pandemia a oggi sono state varate, in fasi differenti, misure di contenimento che hanno provocato uno stop totale o parziale di intere aree produttive, con evidenti ricadute sull’economia e sull’occupazione: il Fondo monetario internazionale calcola che l’economia globale tornerà a livelli pre-covid nel 2023 e che la perdita di ore lavorate complessiva corrisponda a 255 milioni di posti di lavoro andati in fumo e stima che il recupero sarà molto disomogeneo, penalizzando alcune aree (i Paesi meno sviluppati) e categorie (giovani e donne). Alcuni settori sono stati più colpiti di altri dalle ricadute di lockdown e misure di contenimento. Per esempio, la Unctad stima che nel 2020 gli spostamenti internazionali siano calati del 74%, con picchi dell’80%-90% in molti Paesi, e che il costo cumulativo per il comparto turistico si aggiri tra 1.700 e 2.400 miliardi di dollari nel 2021, a seconda che si consideri uno scenario più o meno ottimistico sull’evoluzione futura della pandemia. A tutto questo si aggiunge il costo umano della pandemia: detto che non c’è un modo non controverso per assegnare un “prezzo” alla vita di una persona, uno studio del National Center for Biotechnology Information, parte della National Library of Medicine, considera un costo tra i 5 e i 10 milioni di dollari per ogni vita umana persa, per un costo cumulativo pari a circa il 16,9% del Pil globale. C’è poi la perdita, incalcolabile, in termini di istruzione e capitale umano, visto che, al picco della pandemia, come sottolinea la Banca Mondiale, la chiusura delle scuole ha coinvolto 1,6 miliardi di studenti nel mondo.
La pandemia ha colpito in modo trasversale le economie avanzate e quelle in via di sviluppo, ma le fasce più deboli della popolazione hanno pagato lo scotto maggiore. La Banca Mondiale a gennaio 2021 aveva stimato che a causa dell’emergenza sanitaria tra 119 e 124 milioni di persone sarebbero finite in una condizione di povertà estrema a causa del Covid-19, salvo poi rivedere a giugno il dato a 97 milioni, una cifra comunque molto elevata. Inoltre, secondo l’istituto di Washington, nel 2021 il tasso di povertà estrema dovrebbe ridursi del 2,9% rispetto all’anno precedente, una percentuale inferiore negli anni pre-pandemia (fino a -3,7%), il che significa che decine di milioni di persone continueranno a vivere in condizioni di grave difficoltà per anni a causa dell’impatto del Covid-19.
La pandemia “ha causato una recessione non convenzionale e non ci aspettiamo che la ripresa sia tipica. Mentre gli obiettivi politici principali sono tenere sotto controllo il virus, raggiungere la piena occupazione ed effettuare gli investimenti necessari per una ripresa più resiliente e inclusiva, le incertezze e i rischi economici richiedono un'attenta attenzione in futuro”, ha detto Jared Bernstein, capo economista della Casa Bianca e tra gli advisor della vicepresidente Kamala Harris, sottolineando che “il rischio che l'amministrazione sta monitorando da vicino è l'inflazione”. Guardando avanti, dunque, sarà dunque importante che non venga a mancare il sostegno della politica, anche monetaria: “Un indebito inasprimento delle condizioni di finanziamento non è auspicabile in un momento in cui il potere d'acquisto è già schiacciato dall’aumento delle bollette dell’energia e del carburante e rappresenterebbe un ingiustificato vento contrario per la ripresa”, ha di recente detto la presidente della Bce, Christine Lagarde.
L’impatto della pandemia a livello locale varia in modo considerevole, per vari fattori. Per fare un esempio, stando ai dati rendicontati dalla Regione per il 2020 (per il 2021 bisogna attendere l’anno prossimo), in Lombardia si ipotizza una spesa di 894 milioni di euro, di cui 502 milioni per ordini previsti o preventivati per materiale sanitario o attrezzature mediche. Una parte di questi saranno rimborsati dallo Stato, anche attraverso il fondo istituito con il Decreto sostegni. Solo per citare alcune voci, il denaro è stato speso per i reparti Covid negli ospedali, per medicinali, acquisto di apparecchiature e sanificazione di edifici e strutture sanitarie.
A livello globale la risposta, della politica e degli attori economici, è stata vigorosa: uno studio del Congressional Research Service, l’istituto di analisi e statistica del Congresso americano, stima che a livello globale, a settembre 2021, i Governi hanno speso 16.900 miliardi di dollari tra misure economiche e fiscali e che le Banche centrali hanno complessivamente destinato 17.000 miliardi per aiutare le economie a mitigare le ricadute economiche della pandemia. Solo per fare degli esempi, in Europa il bilancio a lungo termine della Ue unito al programma Next Generation Eu stanziano 2.018 miliardi di euro per la ricostruzione post pandemia, mentre negli Stati Uniti il presidente Joe Biden a marzo ha fatto approvare un maxi pacchetto di stimolo da 1.900 miliardi di dollari, il più ampio della storia del Paese, che tra le altre cose prevede 400 miliardi per le famiglie e 350 miliardi le amministrazioni statali e locali.